Pausa estiva: giusto due o tre cose – da Alberto Bernacchi il 15/06/2008 : 22:26

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Mentre appendevo la mia maschera ed il mio piastrone di Maestro, riponendoli sotto un cellofan trasparente per preservarli dalla polvere, come ogni fine stagione ed inizio estate, mi veniva una serie di pensieri sparsi, come un bilancio da riporre con cura dopo nove mesi di scherma. Pensieri che ciascuno a Settembre può tirar fuori dal suo armadietto, togliendo la polvere, per affrontare ancora un nuova stagione di sport. Pensavo, infatti, che la Scherma, anche quest’anno, ci ha insegnato giusto due o tre cose.

Che nelle frasi si ascolta l’altro prima di parlare.
Che non si risponde prima che l’altro abbia finito la domanda.
Che non ci si difende subito se non ce n’è ragione.
Che perseverare non significa insistere su una cosa quando l’altro dice no.
Che è più facile ottenere qualcosa se prima guadagniamo la fiducia degli altri, anche se avversari.
Che né si batte due volte sul ferro dell’avversario né si bussa più di una volta battendo la mano su una porta, ma che si deve bussare solo al momento giusto.
Che a volte si può anche abbassare la guardia, quando si sente che l’aversario non ci spaventa più.
Che le difese dell’avversario non si forzano, si superano piano piano.
Che le frasi degli altri possono ingannare e che si devono sempre tenere gli occhi aperti.
Che non si deve credere a ogni cosa, ma nemmeno dubitare sempre.
Che la forza non è importante tanto quanto saper scegliere le parole giuste.
Che se non si ha ancora un’idea, è inutile buttarsi alla cieca nelle cose.
Che si deve ragionare sul perché e sul per come di quello che ci succede.
Che ogni scelta in pedana è difficile come nella vita.
Che qualche volta si deve anche avere il coraggio di rischiare.
Che si dice grazie alla fine di ogni discussione, quando hai torto ma anche quando hai ragione.
Che ci si saluta guardandosi negli occhi, perché un saluto fatto di fretta è peggio che non farlo.
Estate2008.jpg Che la lealtà non ha parola né imbarazzo, ma si constata con i fatti.
Che si stringe la mano agli altri né troppo forte né troppo piano, perché ogni gesto è importante farlo bene.
Che ci si può arrabbiare, ma mai perdere la ragione.
Che ci si può divertire, anche senza perdere il controllo.
Che chi è più grande aiuta e rispetta chi è più piccolo.
Che chi è più piccolo rispetta chi è più grande.
Che qualche giorno si sta bene e qualche altro magari no.
Che chi oggi perde, domani invece può vincere.
Che il maestro come la mamma non ha sempre ragione, ma molto spesso sì.
Che +1 e -1 fanno 0. Ma più dell’aliquota conta la vittoria.
Che solo le stoccate messe sono evidenti, le cose che vorremmo e non facciamo restano desideri.
Che i desideri si avverano prima se sei molto bravo e fortunato, ma si avverano prima o poi, se sei perseverante.
Che si può guardare ai modelli, ma bisogna interpretarli in modo critico.
Che ciascuna persona è diversa e va capita per quel che fa e non per quello che vorremmo che facesse.
Che non sempre gli altri faranno come diciamo noi, ma possiamo pur sempre convincerli con la frase giusta.
Che siamo liberi di dire la nostra idea e di difenderci e di opporci alla difesa degli altri, ma senza mai dimenticare di rispettarli.
Che ci sono tanti modi per toccare gli altri, ma sfiorarli a volte è sufficiente.

M°Alberto Bernacchi