La Scherma – da Alberto Bernacchi il 07/04/2007 : 16:39

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E’ il momento della pausa delle vacanze di Pasqua e non ci saranno gare questo week-end, prima del rientro che si preannuncia denso di appuntamenti ed impegni sia per gli Assoluti sia per gli Under-14. Per questo riempio lo spazio settimanale, in genere dedicato alle classifiche ed ai risultati agonistici, con le parole scritte tempo fa per avvicinare alla scherma chi la guarda ma ancora non la pratica. Forse frasi un poco retoriche, ma del resto la Scherma è anche arte del fraseggio e quindi vera retorica delle armi per chi la sa comprendere.

LaScherma.JPG“Un maestro dà lezione in una sala bianca e pulita. In fondo alla sala un grande specchio. La mano scorre, la misura cambia, ma l’occhio si sofferma nello specchio e l’atleta si guarda compiaciuto: mi muovo bene, pensa. O è la scherma che muove me? E’ lui l’interprete, ma nello specchio ciò che ammira è la scherma che intravvede. La scherma, che ci si creda oppure no, possiede davvero “un certo non so che”. Più la guardi e più ti piace, più ti piace e meno la conosci. Per questo ti affascina così, perchè ti si avvicina all’improvviso, facilmente, quasi incurante, solo apparentemente sprezzante e tu sai che non sarai tu a possederla completamente, ma sarà lei, la scherma, col suo fascino, a possedere te. Ed allora è subito una promessa di amore perfetto. La scherma è meraviglia di movimenti che incantano tutti, senza bisogno di mostrarsi in creoline. Fluida e spontanea, perfetta simmetria di estetica elevata, la scherma cattura il tuo sguardo come una vecchia perfetta statua. Lenta e veloce, ritmo di geometrie in spostamento, scostrasi di linee che si avvicinano pericolosamente nel tempo, senza mai toccarsi, ma neppure bruscamente arrestarsi. Corpi che si inseguono nello spazio, insiemi coordinati nella simbiosi del tempo, unione di avversari nella irripetibilità del momento. La scherma è bellezza assoluta alla vista, un istante lungo sempre, che senza fine si imprime nei tuoi occhi senza fiato. La scherma è l’estasi di un’estetica perfetta, frizzante e misteriosa, mai maliziosa, ma non a tutti si concede. Tu la devi saper aspettare, senza forzarla, devi saperla capire, coglierne le pause e le accelerazioni, devi essere paziente, perchè solo così si sentirà amata come merita, ma nell’attesa non la devi mai abbandonare, perseverante nello sforzo di comprenderne i chiari e gli scuri, le luci e le ombre, quando ti ricusa o sfugge la tua mano, sdegnata dalla banalità di chi la cerca senza sosta, declamandola e apprezzandola seza voler comprendere ciò che è e ciò che è stata. La scherma non vuole essere illustrata o citata; non servono le grandi parole, da te che l’avvicini vuol solo essere rispettata. La scherma, quella vera, che non è solo una parola, ti si svela piano piano e quando si svela per la prima volta, si lascia praticare anche solo contemplandola, ossimoro perfetto dell’esecuzione e del suo concetto. La scherma si lascia guardare, ma non adulare: è un patto strettissimo di reciproco entusiasmo, centellinato nel tempo. Non puoi prenderla così in superficie, non puoi credere che sia facile, altrimenti la scherma si indispettisce; quanti ne ha visti che han preso in mano il fioretto, subito certi che si sarebbe loro concessa, pretenziosi che si svelasse tutta e si lasciasse dominare al primo istante. Ma non puoi conquistare la vetta se non accetti la scalata, non puoi muovere il fioretto se parli solo tu e non ascolti quel che dice e quanti, poi, si sono arresi pensando che fosse troppo difficile, vinti dall’impazienza. La scherma la conosci sempre solo fino a un certo punto, ma quando credi che questo basti, allora, attento, non perdere ancora la voglia di capirla nel profondo, perchè solo così ti sarà sempre vicina, anche quando sarai vecchio e la tua mano che era quella di un bambino non correrà più veloce come un tempo. La scherma è pazienza, la scherma è lasciarsi ipnotizzare dai movimenti sicuri di una lama che passa rapida e non sai né come né perché, e anche se lo sai, devi concederle di esprimersi liberamente e lasciare che ti incanti con la sua voce. Stai vicino alla scherma con rispetto in ogni suo momento, prendila con i suoi pregi e accetta con sincerità i suoi difetti, quando ti soddisfa e quando ti delude, e la scherma, così, ti terrà con se. Stai vicino alla scherma e ascoltane le parole, anche quelle che ti dice con un sussurro flebile, ascolta anche ciò che non ti dice ma che tu ormai capisci, ascolta, insomma, quel suo certo non so che.”